L’Isola dell’Asinara

L’Asinara è un Isola del Mar Mediterraneo, situata nel quadrante Nord Occidentale della Sardegna, fa parte del Comune di Porto Torres in provincia di Sassari. La sua posizione di rilevante importanza strategica per il controllo delle rotte che congiungevano la Sardegna con la Liguria, la regione della Provenza, le Baleari e per tutte quelle che congiungevano la parte parte meridionale del Mediterraneo con quella settentrionale, hanno reso l’Asinara un passaggio obbligato. [toc]

Asinara: La Geografia

Latitudine: 41°03’28”  N
Longitudine: 008°16’33” E
Posizionata tra il Mar di Corsica a Nord, il Mar di Sardegna a Ovest, le acque del Golfo dell’Asinara a  Est, è dall’Isola Piana separata da uno stretto canale navigabile lo Stretto dei Fornelli.

Prolungamento naturale di Capo Falcone, si estende per poco più di 17 km riparando dai forti venti occidentali la costa settentrionale della Sardegna, dando vita al Golfo dell’Asinara. Ha una superficie di 52 km² con un perimetro costiero di 110 km.

Mappa 3d Isola Asinara

Un paesaggio mediterraneo con colline che a Punta della Scomunica raggiungono i 408 metri di altezza dal livello del mare, che si alternano a zone pianeggianti come quella di Campo Perdu. La sua larghezza arriva a toccare i 7 km nella parte più settentrionale dell’Isola,  fino ad arrivare a poche centinaia di metri, 290 per l’esattezza nel punto più stretto. 

I due versanti, orientale e occidentale presentano profonde differenze. Il versante occidentale è caratterizzato da falesie e 

 

Asinara: un nome misterioso

L’Isola dell’Asinara viene menzionata per la prima volta da Plinio il Vecchio con il nome di Isola di Ercole (Herculis Insula).  Il nome comprendeva oltre all’Isola maggiore anche l’Isola Piana, situata poco più a sud e separata dall’Asinatra dallo Stretto dei Fornelli. Successivamente viene ripresa da Tolomeo, con il nome Herakleous nesos, che nel II secolo d.C. la inserisce nella lista delle isole intorno alla Sardegna, ma a differenza di Plinio la indica come isola più settentrionale, escludendone l’Isola Piana.

Diverse sono le ipotesi circa l’origine del nome odierno Asinara.

Probabilmente il nome Asinara deriva dal nome romano Sinuaria, nome con il quale veniva chiamata l’isola attorno al 500 d.C. assegnatogli per la forma sinuosa delle sue coste.

Un’altra teoria, supportata dai dei documenti storici, precisamente nel libro di Re Ruggero, nel quale si legge che gli arabi indicavano l’Isola come ” la madre degli asini” da qui il nome Asinara.

La storia: dall’età nuragica all’isola carcere

La sua posizione geograficamente strategica, soprattutto nel periodo invernale quando le condizioni atmosferiche non consentivano una navigazione tranquilla, ne ha caratterizzato le sorti sin dai tempi antichi.

Età nuragica e prenuragica: le Domus de Janas e Campu Perdu

Risulta molto probabile, anche se non certo, che l’origine della presenza umana nell’isola risalga al periodo antecedente l’età del bronzo, 1.800 a.C. Quindi ancora prima che in Sardegna prendesse piede la civiltà nuragica. I nuraghi, imponenti costruzioni megalitiche, uniche al mondo, rappresentano l’evoluzione di culture preesistenti, diffuse sin dal neolitico. Ne è prova l’esistenza delle domus de janas a Campo Perdu, scavate nel calcare morbido. Le domus de janas, (letteralmente case delle fate), potrebbero essere state delle tombe oppure delle dimore. Risalente alla stessa epoca è il bronzetto nuragico del bue stante, esposto all’Antiquarium Turritano, che potrebbe essere stato ritrovato proprio all’Asinara.

Domus de janas a Campu Perdu sull'Isola dell'Asinara

Età romana: il relitto di Cala Reale

Con la fondazione di Turris Lybissonis, (l’odierna Porto Torres), l’Asinara conosce la dominazione dei Romani in terra Sarda. Fu Giulio Cesare Ottaviano o Marco Lurio nel 46 a.C, a trasferirvici una colonia. La ricchezza dei fondali non è dovuta solo alla magnifica fauna e flora sottomarina che la abitano, ma anche ai preziosi quanto sfortunati legni di ogni epoca che un giorno solcavano i Mari. I suoi oltre cento chilometri di costa, caratterizzati da secche e scogli affioranti, hanno contribuito, aiutati dalle tempeste e dalle battaglie navali, all’affondamento di numerose navi. Di recente nella Cala Reale è stato ritrovato un relitto di epoca Romana che trasportava anfore dal contenuto di prodotti a base di pesce. Inoltre il terreno è disseminato da cocci di tegola o anfora che provano la presenza di attività Romana anche sulla terra ferma. Si può quindi affermare con certezza che abitarono l’isola, infatti le diedero il nome di Sinuaria per via delle numerose insenature.

Alto medioevo: le incursioni dei mori

Ancora prima che l’impero Romano d’Occidente cadesse, l’Asinara come la città di Turris, unitamente a tutta la Sardegna, fu conquistata dai Vandali. Il dominio durò per quasi un secolo, fino al 533 d.C. Sconfitti i Vandali, si insidiarono i Bizantini con il loro governo vescovile. Le incursioni degli Arabi all’Asinara come in Sardegna risalgono al 700 d.C. Furibonde sono state le battaglie che ne conseguirono. Ma i Sardi, popolo fiero e tenace, sprovvisto di mezzi adatti per difendersi, si dovettero ritirare. L’arretramento dalle coste verso l’interno da parte delle popolazioni produsse ingenti danni e sommovimenti. Ne venne gradualmente favorito il controllo da parte delle potenze marinare, Genova e Pisa in particolare. In seguito alle vittorie del 1015 contro gli invasori Islamici, la Sardegna spalancò le sue porte al continente, dal quale si riversarono famiglie provenienti specialmente da Liguria e Toscana. Tra questi vi furono anche i Marchesi di Lunigiana della casata Malaspina, i quali pare abbiano eretto, proprio all’Asinara, il castello oggi chiamato il Castellaccio, sul massiccio roccioso che si innalza sullo strettissimo passaggio di Fornelli. Tuttavia la sua storia appare controversa, considerato che altre fonti ne fanno risalire la costruzione al 1590.

Vista del Castellaccio sull'Isola dell'Asinara

Medioevo: Il cenobio di Sant’Andrea

Verso la seconda metà del 1100, dei monaci vi costruirono il loro convento e lo intitolarono a Sant’Andrea. Provenivano da Pisa, precisamente dall’Abbazia di San Michele. Dai rilievi antistanti la spiaggia che prese il suo nome, assistettero a molti eventi cruenti. Infatti da questo luogo meraviglioso videro, in piena era di incursioni Vandalica e di scorribande piratesche, passare la Storia. Il loro era ed è un luogo davvero incantevole, prossimo a postazioni naturali strategiche, con la presenza di acqua dolce e fertilissimi prati. La dimora fu eretta servendosi delle pietre granitiche reperite in loco. Purtroppo ai giorni nostri del convento non si trova traccia visibile. Sono rimasti solo dei ruderi, probabilmente ricostruzioni dei pastori risalenti al 1700. I camaldolesi rimasero per secoli sull’isola, assistettero al passaggio delle navi genovesi e pisane, aragonesi e saracene le quali sceglievano la rada di cala reale per mettersi alla fonda prima di rovinare con le loro orde su questo territorio.

La battaglia dei Genovesi contro gli Aragonesi

Tra le diverse battaglie navali svoltesi nello specchio di mare dell’Asinara, tra Aragonesi e Genovesi risulta degna di nota quella del 1409 che vide trionfare i Genovesi in stazza nell’isola contro gli Aragonesi che dominavano Alghero. Nello scontro vennero usate per la prima volta le bombarde, queste armi decretarono la vittoria degli uni contro gli altri nonostante l’inferiorità numerica.  Negli anni intorno al 1500, per il perdurare delle incursioni dei turchi e dei mori cominciarono al edificarsi sulle coste sarde le torri di avvistamento e difesa; ma, almeno in un primo momento non bastarono a difendersi dai pirati, primo fra i quali il Barbarossa, che fece dell’Asinara la sua base per le scorrerie nel Tirreno, arroccandosi nel fortilizio del Castellaccio, nella zona di Fornelli. A partire dal 1600 gli aragonesi costruirono le torri di Cala d’Arena, di Cala d’Oliva e di Trabuccato, tuttora visibili anche se non in ottimo stato. E i loro custodi, gli alcaici e gli artiglieri, esercitarono la loro indispensabile funzione anche contro i nuovi corsari del Mediterraneo, i francesi.

I Nobili Sardi

L’iniziativa dei Velixandre servì se non altro a richiamare l’attenzione, sempre tutt’altro che disinteressata, di molti; fra questi, un nobile sassarese, Don Antonio Manca Amat, Marchese di Mores, riuscì a convincere l’allora Re di Sardegna Vittorio Amedeo II di Savoia, che nell’anno 1775gli concesse l’isola con il titolo di Duca dell’Asinara. Sotto questo nuovo regime feudale migliorò la situazione dell’isola. Don Antonio fece arrivare dei Liguri che, forti delle loro esperienze, diedero segni concreti di sviluppo nell’agricoltura e nella pesca. Questo travaso di popolazione e cultura ligure venne reso più facile dall’unione politica tra la Repubblica Marinara di

Genova e il Regno di Sardegna. Comunque, anche in questo caso l’incremento demografico che tutti si aspettavano non si verificò. La soppressione dei Feudi dell’Asinara e dell’isola Piana, venne regolata da una legge del 1837. Nel 1883, sette anni prima che avesse termine tale regime feudale, gli abitanti dell’isola non superavano le 250 unità.

CARCERE ASINARA

Scopri la storia del carcere dell'Isola dell'Asinara
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L’istituzione della Colonia Penale

La Legge n.3183 del 28 giugno 1885 autorizzò l’espropriazione dell’Asinara per stabilirvi una colonia agricola ed un lazzaretto, con uno stanziamento di ben 600.000 lire per la prima e di 400.000 per il secondo. La Legge passò non senza contrasti e non senza la ferma, tenace ed ostinata reazione degli abitanti della piccola isola. Trasferire in Sardegna gli abitanti dell’Asinara non fu cosa di poco conto: dovette intervenire la forza pubblica e navi da guerra traghettarono forzatamente i più ostili. La maggior parte del bestiame perì nelle operazioni di trasporto, mentre più tardi gli ex Asinaresi furono decimati dalla fame e dalla tubercolosi. Le 45 famiglie provenienti dall’isola trovarono un luogo adatto nella vicina Nurra e fondarono il borgo di Stintino.

Il campo dei prigionieri di guerra

La stazione sanitaria era composta di una serie di edifici notevolmente aumentati ed ampliati per servire al concentramento di prigionieri di guerra internati negli anni 1915-1916. Il nucleo più importante è quello di Cala Reale, dove sorgevano gli stabilimenti di disinfezione; gli altri gruppi, a distanza di qualche chilometro l’uno dall’altro, costituivano i cosiddetti “periodi” (1°, 2°, 3°) nei quali, vigendo il sistema delle quarantene, venivano successivamente isolati i passeggeri di navi, nelle diverse fasi dell’infezione. Le zone di Campu Perdu, del Piano degli Stretti e di Fornelli diventarono campi di prigionia per molte decine di migliaia di prigionieri di guerra; nella zona di Tumbarino si realizzò un campo di quarantena sanitaria. Dal dicembre del 1915 al luglio del 1916 i prigionieri dell’esercito serbo consegnatisi dopo la ritirata in Albania transitarono all’Asinara e molti di loro riuscirono a salvarsi dalle epidemie grazie all’impegno dell’esercito italiano e del suo comandante in posto Generale Ferrari. A causa di una grave epidemia di colera che infuriava tra quegli infelici resti dell’armata del Generale Pioreck, oltre 5000 austro- ungarici perirono all’Asinara e ora riposano nell’ossario costruito per loro a Campu Perdu.

Stazione sanitaria sull'Isola dell'Asinara

L’isola carcere

Sia il Lazzaretto che il Carcere erano istituzioni legate alla privazione della libertà dell’uomo, e l’ubicazione sull’Isola dell’Asinara rappresentava certamente un isolamento decisamente più marcato dal resto del mondo.
Già dal 1971 vennero destinati a Cala Reale i presunti mafiosi provenienti dalla Sicilia, dalla Calabria e dalla Puglia, segnando profondamente la storia dell’Isola.
Nel 1977, venne istituito presso la diramazione centrale di Fornelli, il carcere di massima sicurezza, che negli anni del terrorismo italiano ha rappresentato la risposta delle istituzioni al fenomeno.
 

i Primi passi verso la liberazione dell’isola carcere

L’azione per la riconquista dell’Asinara da parte dei cittadini di Porto Torres inizia nell’ottobre del 1967, quando si svolge all’Hotel Lybissonis di Porto Torres un convegno di studio per lo svincolo dell’Asinara. In seguito, nel 1973, si propone la costituzione del Parco Nazionale dell’Asinara con un disegno di legge a firma del deputato Mario Segni.

La battaglia per la liberazione dell’Asinara

Bisognerà aspettare il settembre 1984 per veder riprendere la “battaglia di liberalizzazione”, con il convegno sui parchi svoltosi a Porto Torres, promosso dal Sindaco Dino Dessì. Da questa data in poi le azioni della comunità turritana e sarda per riappropriarsi di gran parte del territorio comunale di Porto Torres e farne occasione di sviluppo sostenibile diventa incessante. Ancora un altro disegno di legge, questa volta del deputato Alberto Manchinu, propone la costituzione del Parco naturale.

Il bagno del sindaco

Nel mese di aprile viene presentato un disegno di legge dal senatore Montresori e da tutti i parlamentari sardi, per il trasferimento dell’isola dal Demanio Statale alla Regione Sarda, con destinazione parco naturale. In seguito, però, ad una polemica registrata dalla stampa sui privilegi rilasciati a parlamentari e funzionari ministeriali, nasce la sfida di popolo che consiste nell’osare ciò che è sempre stato negato a molti per il godere di pochi: il sindaco Rodolfo Cermelli guida la spettacolare azione dimostrativa di protesta che sfocia nel famoso “tuffo” nelle acque interdette il giorno 20 agosto e nel conseguente sbarco sulla spiaggia di Cala Sant’Andrea di oltre 700 persone con un centinaio di imbarcazioni, con notevole eco sugli organi di stampa e comunicazione. 

Nel frattempo il Ministero della Sanità rinuncia ai diritti sull’isola e lascia la sua porzione del territorio al demanio dello Stato. In agosto il Ministro di Grazia e Giustizia Nicolò Amato illustra ai rappresentanti istituzionali sardi la sua proposta di un villaggio penitenziario con detenuti a basso indice di pericolosità. Nel 1990, il nuovo sindaco Giacomo Rum, subentrato in seguito all’improvviso decesso di Rodolfo Cermelli, chiede ed ottiene l’istituzione di una commissione mista con il compito di studiare la proposta del villaggio penitenziario.

La legge sul Parco Nazionale

Proprio quando sembra prendere consistenza l’idea del “carcere leggero”, se leggero può definirsi un carcere, il Senato approva il disegno di legge sulle aree protette: fra queste, oltre al Gennargentu e Golfo di Orosei, a sorpresa viene inserita, con un emendamento del Senatore Montresori, anche l’isola dell’Asinara. La legge quadro sulle aree protette n.394 viene approvata dal Parlamento e con l’art. 34 viene istituito il Parco nazionale del Golfo di Orosei, Gennargentu, e Isola dell’Asinara, con la clausola che entro sei mesi si perfezioni la prevista intesa con la Regione Sarda, pena l’istituzione di un altro Parco nazionale in luogo del Parco sardo. Nel febbraio 1992 si riunisce a Cagliari la commissione mista incaricata di studiare la proposta Amato per la creazione di un villaggio penitenziario sull’Asinara, che si conclude però con un nulla di fatto proprio a causa di diversità di vedute nella gestione del territorio dell’isola tra Ministero di Grazia e Giustizia e comunità locali. Nel giugno 1992 si firma comunque l’intesa Stato-Regione che sancisce l’istituzione del Parco Nazionale sardo. Nel maggio del 1992 un improvviso e pesante attacco di mafia scuote l’intera nazione: in un attentato a Capaci, nei pressi di Palermo, muore il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Due mesi dopo a Palermo viene ucciso il giudice Paolo Borsellino con cinque agenti della scorta. In seguito alle due stragi il Governo decide di riaprire il carcere di massima sicurezza nella diramazione di Fornelli sull’isola dell’Asinara, per rinchiudervi i detenuti per reati di mafia. Mentre in Regione viene firmata un’intesa per il Parco nazionale, all’Asinara in gran segreto si riattiva la diramazione di massima sicurezza di Fornelli; il Ministro di Grazia e Giustizia, Claudio Martelli, garantisce comunque che l’utilizzo dell’Asinara, come carcere per mafiosi, sarà limitato nel tempo e che, al massimo il 31 dicembre 1995, verrà dismesso per permettere la realizzazione del Parco Nazionale. Nel 1993 nel comune di Porto Torres viene rieletto sindaco Dino Dessì, già primo cittadino ai tempi del convegno del 1984. Nell’agosto 1993 scatta l’allarme attentati per l’Asinara, sulla base di rivelazioni di un “pentito”: l’isola sarebbe nel mirino della mafia per ritorsione al rinnovo dell’art. 41 bis del nuovo ordinamento carcerario del 1992, che impone carcere “duro” per i delitti di mafia.

Un compromesso per l’Isola dell’Asinara

In ottobre, in un incontro Stato-Regione, si ribadisce la proposta di una possibile suddivisione in due settori del territorio dell’isola: da una parte il carcere (ancora per due anni) e dall’altra le prime basi per la creazione del Parco nazionale. Insomma, una soluzione compromissoria rispetto a quanto dettato dalla

legislazione vigente, ed in particolare dalla Legge 422/92 che fissava il termine della dismissione completa del carcere al 31 dicembre 1995. Il 28 ottobre Federico Palomba, presidente della Regione Sarda, annuncia che l’indomani si sarebbe firmato l’accordo fra Stato e Regione per l’istituzione del Parco nazionale. Ma, contemporaneamente, proprio lo stesso giorno, ritornano all’Asinara “ospiti” di rilievo fra i quali spiccano i nomi di Totò Riina e Leoluca Bagarella. In dicembre il Consiglio dei Ministri vota una proroga di altri quattro anni per la presenza del carcere, facendo slittare alla fine del 1999 la creazione del Parco.

La reazione di Porto Torres

Nel gennaio 1996, dopo l’arrivo nell’isola dell’Asinara di un altro detenuto di spicco, Renato Vallanzasca, la reazione della comunità locale si fa sentire: il Sindaco Dessì e l’intero Consiglio Comunale minacciano le dimissioni nel caso in cui il Governo non ottemperi agli impegni presi e il deputato sardo Giampaolo Nuvoli invita gli altri parlamentari sardi a fare altrettanto. Nel frattempo, i Verdi di Porto Torres, organizzano un “Comitato di liberazione” ribadendo la loro contrarietà per il metodo di politica moderata che non aveva portato fino ad allora a risultati concreti. Il 5 gennaio si svolge in città, in silenzio ma con una larga partecipazione popolare, una fiaccolata per la liberalizzazione dell’Asinara, nell’ennesimo tentativo di sensibilizzazione. Il 7 febbraio 1996, il Consiglio Comunale, dopo ripetuti tentativi di dialogo istituzionale, si riunisce in piazza Montecitorio a Roma, davanti alla Camera dei Deputati, per manifestare tutta la rabbia nei confronti del Governo che non ha ottemperato alla data di scadenza del 31 dicembre 1995 per la dismissione del carcere. Il 22 febbraio però il decreto scade e viene reiterato il testo originario. In giugno arriva anche il parere negativo ai requisiti della necessità e urgenza dell’utilizzo delle carceri di Pianosa e Asinara: le azioni popolari e istituzionali evidentemente portano i loro benefici effetti ma ancora il Parco non c’è. E si notano le prime manifestazioni di preoccupazione da parte dei 330 agenti di custodia sardi ancora presenti all’Asinara, 150 dei quali abitano a Porto Torres.

L’isola dell’Asinara: finalmente il Parco Nazionale 

Il 1997 è l’anno decisivo per la creazione del Parco. Già dal mese di gennaio il Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi conferma la volontà di istituire un sottocomitato per l’Asinara, che opererà in maniera autonoma data la sua specificità e poca omogeneità rispetto al Parco del Gennargentu. Il primo passo per lo scorporo dell’Asinara si concretizza con la Legge 344 del 1997, nella quale all’art.4 viene istituito il Parco Nazionale dell’Asinara. Durante la Conferenza Internazionale sulle Isole Protette del Mediterraneo, organizzato in aprile dall’Amministrazione Comunale di Porto Torres e dall’Associazione Mediterranea per l’Avifauna Marina Medmaravis, i rappresentanti dei parchi insulari e marini del Mediterraneo, scienziati e ricercatori di levatura mondiale, uomini politici e cittadini, si recano sull’isola dell’Asinara per quella che può essere considerata la prima visita turistica autorizzata ufficialmente nell’isola. Nel giugno del 1997, il neoeletto sindaco Eugenio Cossu, indica al Sottosegretario del Ministero dell’Ambiente Valerio Calzolaio, in visita sull’isola, le priorità per l’inizio dell’avventura Parco: viabilità, trasporti e vigilanza. Nel novembre del 1997 viene emanato il Decreto di perimetrazione provvisoria del parco e le prime norme di salvaguardia. Nel gennaio dell’anno successivo, successivamente alla partenza degli ultimi agenti della Polizia

Penitenziaria, si insedia sull’isola il primo nucleo del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Sarda, con precisi e impegnativi compiti di controllo dell’isola a terra e a mare, in collaborazione con la Capitaneria di Porto Torres. In attesa dell’istituzione di un organo di gestione del Parco, le strutture e gli animali domestici dell’Amministrazione Penitenziaria vengono affidati all’Azienda Foreste Demaniali della Regione, già presente con il personale sull’isola con compiti di riqualificazione ambientale. Nel marzo del 1998 viene nominato Presidente del Parco Eugenio Cossu, sindaco di Porto Torres, insieme agli undici componenti del Comitato di gestione Provvisoria, in rappresentanza della comunità locale, degli Enti territoriali istituzionali, delle Associazioni ambientaliste, dell’Università e del Ministero dell’Ambiente. Il Parco comincia effettivamente ad operare a metà del 1999, con la creazione di una struttura operativa composta da tecnici e personale amministrativo, struttura indispensabile per un’impresa ambiziosa e mai sperimentata in Sardegna e forse in altre parti del mondo: recuperare un’isola e il suo ambiente, per oltre 100 anni interdetti al pubblico e destinati ad usi diversi, ripristinando soprattutto le condizioni naturali e ambientali, la vivibilità e l’efficienza delle infrastrutture di servizio, ma salvaguardando in particolar modo l’atmosfera e l’anima del luogo.

L’Asinara diventa proprietà Regionale

Nel giugno 2000, l’intero compendio dell’Asinara comprendente terreni ed immobili viene trasferito dal Demanio dello Stato alla Regione Sardegna, così come previsto dallo Statuto Sardo per le dismissioni demaniali. Restano comunque allo Stato, in capo a vari Ministeri, alcune limitate porzioni di territorio per usi governativi: oltre al faro di Punta Scorno ed alcune zone sommatali di Punta Maestre Serre, affidate ai Ministeri di Difesa e delle Comunicazioni, sono affidate al Ministero dell’Ambiente a al Ministero dei Beni Culturali le strutture più importanti dell’area di Cala Reale. Altre strutture vengono affidate al Ministero delle Finanze, della Giustizia, della Difesa e dell’Interno.